NO PLASTIC IN THE OCEAN

1 Luglio 2021

#protezionemarina

Partiamo dai nostri fiumi.

Ad oggi, l’80% delle plastiche e microplastiche che si riversano nei mari proviene dai fiumi. Un dato allarmante che merita una concreta attenzione e che scaturisce la necessità di realizzare opere con l’obiettivo di prevenire questo tipo di inquinamento e di preservare il nostro ecosistema.

Sulle sponde del fiume Tevere, nel cuore della capitale , sono state realizzate in corrispondenza del Ponte Mazzini e del Ponte Sisto due installazioni con l’obiettivo di intercettare la plastica partendo proprio dai nostri fiumi.

A realizzarle due importanti startup: SEADS e Castalia. Le barriere sono state idealizzate e realizzate con lo scopo di raccogliere e avviare il riciclo quasi il 100% delle materie plastiche trasportate dalla corrente dei fiumi, bloccandole all’origine prima che raggiungano il mare, diventando poi difficilmente recuperabili.

Le blue barriers – ha spiegato Fabio Dalmonte Co-Founder e Managing Director di SEADS, startup fondata da due ragazzi italiani – sono delle barriere rigide galleggianti che deviano il flusso dei rifiuti dirigendolo verso un bacino di raccolta sul lato del fiume. Non hanno impatto sulla fauna fluviale e sulla navigazione e – ha concluso – sono adatte a tutti i fiumi”. 

Al fianco di SEADS c’è Ocean Words, la piattaforma editoriale voluta da Bolton per dar voce all’impegno verso la salute degli oceani e alle azioni di Rio Mare per la sostenibilità del suo operare.

 La scelta di supportare questo progetto è dettata dalla volontà di agire per arginare il più possibile il problema dell’inquinamento da plastica a beneficio della salute degli oceani e degli ecosistemi marini, come sottolinea Marianna De Benedictis, Sustainable Development Manager di Rio Mare:“Abbiamo scelto di finanziare questo progetto fin dal principio e di lavorare insieme per un obiettivo comune: quello di limitare l’inquinamento da plastica negli oceani [… ] Siamo molto emozionati di vedere oggi le barriere installate per la prima volta nel loro disegno finale e nei materiali definitivi, attività che è stata resa possibile grazie al nostro finanziamento e ci auguriamo che questo evento dimostrativo possa portare ad una loro installazione definitiva su uno dei nostri fiumi in Italia”. 

Un progetto concreto che mira anche a sensibilizzare le generazioni presenti e future sulle tematiche della sostenibilità e della salvaguardia ma allo stesso tempo di raccogliere best practices per rendere replicabile e scalabile l’utilizzo di queste tecnologie su tutti i fiumi del mondo.

Il materiale raccolto sulle sponde del fiume capitolino, in corrispondenza del Ponte Mazzini, descrive pienamente lo stato di stato di trascuratezza verso la tematica ambientale e verso le fonti di inquinamento dei mari partendo dai fiumi. In soli tre giorni infatti le barriere hanno raccolto circa 1m3 di rifiuti, composti per l’80% da plastiche non riciclate e da materiale organico contaminato di micro e meso plastiche, emerse da analisi di laboratorio.

Tra i rifiuti ostacolati all’immissione in mare, anche molta legna e canne che, se indirizzate nel modo giusto, potrebbero essere utilizzate per produrre energia rinnovabile da biomassa, in un’ottica di completa economia circolare.


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